«Ero prigioniero e siete venuti a trovarmi» (Mt 25,36). Animata da questa esortazione del Vangelo, la comunità delle suore ha continuato a svolgere la missione con i detenuti nel carcere di Mora.
Fedeli al nostro carisma, sentiamo che l'apostolato tra le persone detenute è testimoniare che Dio le ama. Qualunque cosa abbiano fatto, uomini e donne sono amati da Dio e hanno diritto al rispetto e alla dignità. Sostenere questo compito, richiede mezzi finanziari per soddisfare le molteplici esigenze dei nostri amici detenuti. L'aiuto ricevuto è stato destinato all’assistenza nutrizionale dei detenuti, soprattutto quelli più indigenti, quelli che non ricevono visite e che sono abbandonati a se stessi. Acquistiamo sacchi di miglio, alimento principale del nostro ambiente di vita, lo diamo a loro, in maggior parte malati, insieme alle verdure essiccate per la salsa e un po’ di fagioli. Ogni volta contiamo almeno 90-100 persone che non hanno visite, tra cui donne e minorenni.
Inoltre, nel mese di settembre, organizziamo corsi di alfabetizzazione all'interno del carcere con l’offerta di quaderni e matite bics.
Ma, soprattutto, è importante l’accompagnamento della persona dopo il periodo disumanizzante della detenzione, quando i legami con familiari e amici si sono indeboliti. È fondamentale poter contare su qualcuno che non li giudica, che crede nelle loro capacità di rialzarsi, a cui rivolgersi quando si sentono in difficoltà. Questo lavoro apostolico, infatti, infonde speranza nelle persone dietro le sbarre e le motiva a iniziare una nuova fase della loro vita.
Vogliamo sinceramente dire grazie a tutti i benefattori, che continuano a sostenerci in questo apostolato. Sappiate che al di là del loro passato, i nostri assistiti hanno il desiderio di ricostruirsi, di ricominciare in modo diverso, di riconquistare il loro posto nella società. Crediamo importante che sentano la presenza della Chiesa e di Dio con loro. Vogliamo continuare a rendere concrete queste parole di Cristo: «Ero in carcere e siete venuti a trovarmi».