«Cara Famiglia di san Giuseppe, mi mancava già un po' riuscire a comunicare con te in questo modo, anche se non dimenticarti mai che sono sempre con te. È questo che fa una buona famiglia:
essere sempre unita, indipendentemente dalla distanza e dalla lingua. Prima di dirti il motivo principale di questa lettera, vorrei congratularmi con tutti i membri per la Pasqua che abbiamo appena vissuto. Pensa che Gesù non smette di consolare chi ne ha più bisogno e, se ti fidi di lui, non rimarrai delusa. Egli ogni giorno dà la sua vita per noi. Le nostre sorelle e i nostri fratelli del coordinamento della rete “Famiglia di san Giuseppe dell'America Latina e dei Caraibi” in occasione della festa in mio onore, il primo maggio, desiderano sollecitarti a riflettere e meditare su alcuni temi che ci invieranno sulla Sinodalità. Un aspetto così importante e necessario nella nostra America Latina e nei Caraibi.
Mi piace l’idea di invitarmi, come patrono, ad accompagnarli ogni mese di quest'anno. Ma mi piace di più che colgano l'occasione per riunirsi come fratelli e sorelle quali sono. Vorrei approfittare di questo momento per ricordarvelo.
Riguardo alla festa del 1° Maggio, come affermava papa san Giovanni XXIII, «Il lavoro nobilita l'essere umano e ci permette di elevare il nostro sforzo a Dio». Voglio esprimere la mia preoccupazione e tristezza per le ingiustizie lavorative subite dai nostri amati popoli latino-americani e caraibici. Sappiate che è un gesto di amore solidale pregare per i fratelli e le sorelle, in particolare per i più oppressi. Non restate con le braccia incrociate di fronte a questa realtà, senza fare nulla. Questa amara realtà deve essere cambiata da noi, donne e uomini, convinti della necessità di aiutare gli altri, secondo l'insegnamento di Gesù.
Come possiamo accompagnare, sostenere e confortare tante persone che ne hanno bisogno, in questi tempi dolorosi che sta attraversando la nostra regione?
Dobbiamo unirci come una Famiglia, latino-americana e caraibica. Vi invito ad ascoltarvi a vicenda e a riconoscervi fratelli e sorelle. A condividere gioie, come dolori e difficoltà e a vivere in unità. Questa sarà la nostra forza.
Non voglio salutarti senza ricordare il mio senso di appartenenza a te, così come tu appartieni a me.
Per favore, continua il tuo lavoro, soprattutto per i più vulnerabili, e non risparmiare la fatica! Quando senti che la strada è molto ripida e difficile, pensa che Gesù sarà lì, con te, a incoraggiarti.
Maria ed io continueremo ad accompagnarvi e a dirti che lei, come una madre, non dimentica né abbandona nessuno dei suoi figli e delle sue figlie.
Con il piacere di sapere che continuiamo in stretta comunicazione, mi congratulo ancora con te per la Pasqua!
Con tanto amore, Giuseppe di Nazaret».