Ritornando a casa, nella propria comunità religiosa, dopo alcuni mesi fuori, l’emozione è sempre grande e la gioia quasi inspiegabile! La casa è qualcosa che tocca il cuore e l’intimo della persona.
Tocca la vita con il suo quotidiano, ricco di incontri, di gesti, di segni e di fatti concreti. Il cuore canta, la riconoscenza fiorisce sulle labbra e brilla negli occhi. Sono rientrata a casa quasi al termine della festività della comunità, dedicata a Nossa Senhora di Nazaré. Ho quindi partecipato a momenti intensi di celebrazione e di festa, insieme al nostro popolo, ricco di fede e di espressioni culturali che toccano le radici.
Ma l’esperienza più forte è quella di essere rientrata in questa Chiesa più attenta e prossima alla gente; samaritana e solidale con i più poveri e fragili. Una Chiesa che si sforza per vivere la sinodalità e riconosce la presenza attiva dei laici, in particolare della donna. Grazie al Sinodo per l’Amazzonia e alle continue indicazioni della Chiesa del nord, si stanno facendo passi concreti di apertura, di partecipazione e di comunione.
Dall’inizio dell’anno, l’Arcidiocesi di Santarém ha dato, alle suore inserite nella pastorale, il “mandato” di amministrare i sacramenti del Battesimo e del Matrimonio nelle comunità della estesa Area Pastorale. Un grande dono per il nostro popolo e le nostre comunità, le quali ricevono la visita del sacerdote solo due o tre volte nell’anno.
E così, domenica mattina, coronando la festa patronale, come comunità religiosa abbiamo battezzato quattro bambini piccoli e due adolescenti che partecipano alla catechesi di ispirazione catecumenale.
Missione straordinaria, che mette nelle nostre mani la grazia immensa di essere annunciatrici e donatrici di salvezza! La mia e nostra gratitudine!