«Sto bene», risponde suor Renza Bono agli amici che si informano sulla sua salute. Ringrazia e risponde alle sollecitazioni, sincera. Accenna alla realtà psicologica e sociale degli ospiti nei vari “Hogar”.
Lei li segue nella “grande Buenos Aires”. “Sempre più devastati” e in difficoltà da quando in Argentina è presidente Javier Milei, persona poco equilibrata, cieca e sorda ai bisogni dei suoi connazionali. Il governo è di destra: disattenzione verso i problemi sociali, disconoscimento delle difficoltà e delle reali condizioni di vita del suo popolo. Sta svendendo il paese agli stranieri, privatizzando tutto.
Si fanno sempre più sentire le proteste degli argentini che scendono in piazza al grido di “L’Argentina non si vende”. La nazione è in subbuglio di fronte ai decreti avviati senza l’approvazione del Parlamento.
La cultura non ha importanza: chiusa l’accademia culturale e del cinema. I corsi universitari (come le nostre lauree brevi) dislocati in città più periferiche, avevano rappresentato la possibilità di studio per giovani anche delle classi meno abbienti. Parecchie ragazze passate negli Hogar hanno potuto conseguire un titolo di studio in questo modo. Tante sono state le proteste per salvaguardare la scuola pubblica e ottenere il sostegno statale come in passato.
È stato redatto un preciso protocollo per impedire o rendere più difficili le manifestazioni di protesta. E se la gente non ci sta interviene il sistema repressivo, in modo pesante ed intimidatorio.
La classe media è sulla strada, i pensionati protestano e sono in difficoltà: i prezzi dei beni primari (alimenti e servizi quali luce ed affitti) sono stati liberalizzati.
In questa situazione le comunità cristiane danno da mangiare alle persone per strada. Ne risente il sistema sanitario.
Questo comporta anche la chiusura verso gli stranieri, che arrivano attraverso le labili frontiere da Bolivia, Paraguay, Cile. Vengono rimandati indietro, mentre in passato venivano presi in carico.
In Argentina, stato federale, si può contare su alcuni governatori non allineati politicamente con Milei, come Buenos Aires che ha visto non azzerati gli aiuti.
Renza teme uno scontro di popolo, una guerra civile.
Per la gente è tanto difficile sperare in questa situazione.
La forza per Renza, per le sue consorelle e per i loro collaboratori deriva dall’impegno, dai risultati, dal grande amore e condivisione per questa terra, sua seconda patria senza dimenticare l’affidarsi a Dio.