Dove collochiamo i beni preziosi? Non certo sul tavolo di lavoro manuale, potremmo romperli, non ricordarci che sono lì. Ogni tanto andiamo a cercarli perché il trovarli aiuta un’azione o un pensiero.
Sostiene un cammino che stiamo percorrendo o da avviare. È bene ricordare dove li mettiamo. Per trovarli subito in caso di bisogno, per essere consapevoli che li abbiamo ben riposti. Sono accorgimenti utili anche per il nostro corpo. Il medico ci prescrive l’elettrocardiogramma e altri esami ancora più sofisticati per tastare la salute del cuore fisico. Vale per la nostra corporeità, ma vale anche per quanto di spirituale ci accompagna, ci sprona e ci aiuta.
Eguale accortezza è da individuare nel custodire sana la parte più intima di noi, che ognuno ritrova in quell’angolo che gli pone domande, chiede riflessioni, fa ragionare. Non c’è una risposta unica alle stesse domande: ci sono variabili personali, locali, legate all’età e al proprio vissuto. Ed è da lì che riceviamo, o prima cerchiamo, le energie per le scelte, per la vita, come dal cuore fisico la forza per il funzionamento dei nostri organi.
Dobbiamo accorgerci, anche per questo aspetto più sottile e meno percepibile, quando abbiamo bisogno di allenarlo di più, oppure di fermarci per riposare e come nutrirlo. Dobbiamo imparare a ricaricarlo, ma anche riconoscere che ha un limite, direi, di sopportazione per non devastarlo.
Ci vuole tempo per capire che cosa ci sta accadendo e perché. Metterci in ascolto e avere chiaro che ne dobbiamo custodire l’integrità e la salute spirituale, perché continui a fare quanto deve.