Spesso mi ritrovo a percorrere quelle strade che costeggiano le pareti esterne di un ampio edificio, in situazione di degrado, con brecce nei muri e circondato da una vegetazione ormai incolta.
Ogni volta, mille ricordi affiorano alla mia mente e mi prende una stretta al cuore. Per quasi cinquant’anni, è stata la casa di accoglienza per numerosi bambini in età scolare, con problemi di disabilità e bisognosi di cure speciali per crescere e aprirsi alla vita. Rivedo i lunghi corridoi percorsi da operatori, insegnanti, terapisti della riabilitazione, con i bambini che passano da un ambiente all’altro in vista di una varietà di attività. Rivedo le aule attrezzate con materiale didattico specializzato e con i banchi disposti, ora in un modo, ora in un altro, secondo l’opportunità del coinvolgimento. Rivedo le sale di rotazione e i vari laboratori di cucito, falegnameria, ceramica, pittura, cucina, musica e canto. Qui, con insegnanti competenti e motivati, ogni alunno acquisiva abilità pratiche e creative. Rivedo le sale di psicomotricità, fisioterapia, logopedia, dove veniva curato lo sviluppo psicomotorio e della comunicazione di ogni singolo alunno. Rivedo gli ambienti della psicoterapia per liberare le persone da blocchi affettivi-relazionali. Rivedo i volti sorridenti di educatori, volontari e amici che, nella palestrina e nel salone intrattengono i ragazzi nel tempo libero in attività di socializzazione.
Riascolto il vociare dei bambini: versi, a volte, non articolati, parole tronche ed impacciate che, nel tempo, si trasformano e diventano più chiare, capaci di esprimere un bisogno o un messaggio. È un “mondo” di fatiche, sofferenze, lotte, ricerche, ansie ma, dove anche un piccolissimo risultato di uno riempie di gioia tutti. Un “mondo” dove la vita fa fatica ad esprimersi, ma dove non manca la passione nel tentare ogni strada perché questo avvenga.
È tutto finito? Si tratta di una storia passata, che non ha più nulla da dire e da dare a nessuno?
Non è così!
Lo testimoniano con forza i numerosi ex allievi che telefonano o ritornano nella sede attuale dell’Istituto Stella Mattutina, per rivedere le loro suore, le loro insegnanti, i loro quaderni, i loro ambienti di vita. E per richiedere con insistenza qualche fotografia, che possa risvegliare in loro ricordi capaci di fare del bene. E, soprattutto, quanta riconoscenza!
Ci sentiamo, perciò, stimolate a continuare, come comunità di Stella Mattutina, su queste linee educative, ma in modo diverso. In particolare, attraverso l’interessamento, l’ascolto e l’accoglienza delle loro storie di vita, cercando di comunicare speranza e caloroso affetto. Nelle varie situazioni di vita offriamo dei pareri, dei consigli e, in particolare, accompagniamo con la preghiera. Cerchiamo di sostenerli e condividere da vicino i loro momenti lieti e tristi.