A te, Madre, rivolgo la mia preghiera. È supplica e domanda. Domanda di figlia che vede sguardi di donne e madri, in un mondo affaticato e stanco, scoraggiato e triste.
Madri che soffrono inermi di fronte alle sofferenze dei propri figli.
Penso a te, Maria, impotente e stanca, sotto la croce di Gesù.
E ti chiedo: “Cosa porta gli uomini a fare del male?
Cosa spinge figli di madri a fare del male ad altri figli?”.
Con te guardo all'unica soluzione possibile.
Guardo a tuo Figlio, quel figlio che è venuto per servire e non per essere servito. È venuto per insegnare a porre l'altra guancia, a non condannare. A donare gratuitamente, perché gratuitamente abbiamo ricevuto…
Quel figlio che ti ha consacrata a Dio e ti ha resa madre abitando nel tuo grembo.
Quel figlio a cui hai detto sì, con “l'incoscienza consapevole di una donna” innamorata che, forse pur sapendo a cosa va incontro, rischia tutto per amore.
Perché questo fai tu, perché questo fa una madre: amare incondizionatamente.