Ti ho osservata con occhi superficiali. Ma mi hai turbata con i tuoi lineamenti stanchi, scavati.
Con le vesti vecchie, deturpate. Con i tuoi capelli rovinati. Sei povera e sofferente.
Sei caduca e di passaggio, come il materiale di cui sei fatta: legno.
Un materiale destinato a decomporsi, sei destinata a marcire.
Sei sfuggevole e transitoria come lo sguardo delle infinite persone che ogni giorno, più o meno distratte, passano, nel museo, davanti alla tua vetrina.
E tu, nata dalle mani di Donatello, sei dolore, fatica, angoscia.
Ma sei lì, ad accogliere dalla tua vetrina ogni turista.
Sei lì, Maddalena penitente, e chiedi scusa. Il tuo sguardo è ferito, ma non è vuoto. È pieno dell'amore che hai dato e ti ha così tanto logorata.
Ma è lo stesso Amore che ti porta a rimanere a mani giunte e pregare.
L'amore che conta, l'amore che rimane immutabile, indipendentemente dalla disumanità degli errori commessi in maniera estenuante. È ciò che ti fa aprire il cuore al pentimento, alla rinascita, alla vita, alla resurrezione.
Perché, nonostante tutto, rimani sempre meravigliosa e intramontabile. Un'opera d'arte.
E noi, come lei.