Il mese di dicembre già ci ha regalato i primi fiocchi di neve. Ogni volta, è uno spettacolo avvincente, capace di attirare lo sguardo di chi ancora sa ritagliarsi del tempo, fermarsi e contemplare...
Di chi ancora permette allo stupore di farsi strada e di esprimersi. Che cosa può esprimere un semplice fiocco di neve? Così fragile che, appena si posa su una superfice, scompare, lasciando dietro di sé una scia di freschezza? Puoi intravvedere quel mistero di fragilità che avvolge la natura, gli animali, le cose. Così, come la vita delle persone a ogni età, nelle diverse situazioni… in ciascuno di noi.
La fragilità non è necessariamente un male, una mancanza, ma contiene in sé una fonte di ricchezza e di benedizione.
Di fronte a un essere fragile, il prepotente impara ad arrestarsi. Il superbo a deporre le sue armi. L’agitato impara a camminare in punta di piedi. Il chiacchierone a mettersi in ascolto. Lo scorbutico può ritrovare la sua delicatezza di cuore. Ognuno cerca di mettere del suo perché la vita di quell’essere fragile si esprima e si sviluppi imparando che anche lui è fragile.
Di fronte alla fragilità la tenerezza si fa strada e diventa accoglienza, grembo e protezione.
Ma chi di noi sa essere contento nella sua fragilità e della sua fragilità? Eppure “Il Verbo di Dio si è fatto carne ed è venuto ad abitare in mezzo a noi”. Un Dio che si è fatto bambino, fragile, piccolo, debole, bisognoso di tutto.
La mia e la tua fragilità sono, in realtà, la strada più sicura per festeggiare il Natale nella verità e nell’amore autentico.