Quando la sera dopo cena passeggio per portare a spasso il cane, amo ascoltare i suoni della notte... Sento il fruscio delle foglie che cadono accompagnate dal vento e il rumore dei miei passi.
Sento le zampette del cane a volte più veloci, altre più tranquille. Ascolto il respiro un po' affannato di alcuni temerari che si azzardano a correre in notturna. Ci sono le serrande che si chiudono salutando una giornata che può essere stata ricca, noiosa, bella, avventurosa, con la solita routine o fatta di sorprese inaspettate. Immagino le persone rintanarsi nel loro nido e ripensare a tutto ciò che è stato fatto e ciò che c'è da fare.
Sono alcune sere, però, che mi soffermo sotto una finestra.
Non capisco bene da dove arrivi il suono, ma è per me un suono chiaro e familiare. È musica. Sono le note di un pianoforte che suona con la sordina. Si sente piano, ma le armoniose melodie sono piacevolmente udibili. Grazie alla sordina, il musicista ormai per me illustre, ma sconosciuto, può suonare anche la sera. La sordina è lo strumento che serve per attenuare il timbro del pianoforte.
Così penso al pianoforte che non vedo e penso al pianista ignoto che accompagna le mie passeggiate serali.
Ringrazio la sordina che gli permette di studiare e a me di ascoltare.
Ma, soprattutto, ringrazio perché mi accorgo di una cosa: spesso le più piacevoli melodie della nostra vita avvengono "in sordina"...
Non servono suoni forti, eclatanti, non serve vedersi, incontrarsi per sentirsi accompagnati, non serve urlare per far sentire la propria voce.
Non abbiamo bisogno di troppo rumore.
Basta un niente per poter ringraziare.
Due passi e qualche nota.