Da tempo un segnale di allarme giunge ai nostri orecchi. Non è semplicemente un avvertimento, ma una realtà che si presenta ben visibile. La siccità incombe, causa la grave carenza di precipitazioni.
Montagne brulle, sorgenti che si prosciugano, fiumi vuoti, terreno arido e infruttuoso, sofferenza dell’intera vegetazione. La terra “geme e soffre”, eppure ce la mette tutta per sopravvivere e per continuare a dare vita. Infatti, puoi intravvedere, tra fessure di rocce che hanno ricevuto piccole gocce di acqua, spuntare fiori bellissimi che trovano la forza di crescere e di sbocciare.
L’aridità della terra rischia di spaventarci e di far sparire l’amore alla vita, rassegnandoci a una realtà dolorosa in cui ci sentiamo impotenti.
Chi si accorge che non è solo la terra ad avere sete, ma l’intera umanità?
Sete di rapporti veri, sete di senso, sete di valori, sete di felicità, sete di pienezza, sete di Dio.
Ci sia dato di cogliere i segni anche piccoli, di una nuova primavera. Può darsi che essa già sia alle porte.
Ogni volta che il nostro deserto è visitato da gocce di amore vero, il seme buono può penetrare, venire fecondato, crescere e giungere alla sua piena fioritura, fino a portare frutto.
A noi accettare di metterci e rimetterci continuamente in gioco, in prima persona, perché ciò avvenga.
Ci assicura il Signore che “…troverà la sua vita chi la perde per me”.