G. è un uomo non più giovane, che abita nella mia stessa via, qualche casa più oltre. Ha un bellissimo cane che spesso si ferma a giocare con il mio: è questa l'occasione in cui ci siamo conosciuti.
G. è un uomo d'altri tempi. Gentile, a modo, serio, onesto lavoratore, umile, seppur abbia ricoperto per anni un incarico molto importante. Il ruolo, il potere e la responsabilità non hanno tolto, anzi hanno aggiunto a quest'uomo un'umanità accogliente che sa abbracciare chiunque incontri sul suo cammino. Mi ricorda un po' mio nonno e la sua infinita bontà.
Cosa c'è, infatti, di più dolce, tenero, buono di un gesto delicato come quello che mi ha regalato questo signore?
In una giornata uggiosa, sento bussare alla porta. No, G. non ha suonato il campanello, ha delicatamente bussato annunciando il suo nome. Che meraviglia vederlo con in mano una piccola busta di carta: «C'è una micca di pane, Silvia, è appena fatta. È per te, buona giornata».
Mi sono commossa.
Eccolo qui, mi sono detta. Il pane che crea prossimità, comunione, vicinanza, affetto.
Grazie signor G.!