Mi sembra importante riprendere un argomento già trattato dai giornali locali. Ci sono due insegnanti di religione, a Borgo San Dalmazzo, Cuneo, che hanno intrapreso programmi alternativi.
Di loro apprezzo la tenacia, il non scoraggiarsi per le difficoltà, la convinzione che il percorso formativo proposto sia utile ai loro piccoli alunni. Il progetto interculturale e interreligioso è portato avanti da Sonia Ristorto e Michele Bono. Avviato dalla maestra Sonia, da una decina d’anni, senza tanti clamori, rappresenta un diverso approccio alla materia con l’intenzione di inclusione. Tutti i bambini e le bambine, compresi quelli non di religione cristiana, prendono parte all’ora di religione.
Non tutti però sono d’accordo a iscriversi all’ora di religione scolastica; quindi si sono inventati un programma parallelo: «L’ho chiamato progetto interreligioso», spiega la maestra Sonia e aggiunge: «La parte più difficile è far capire alle famiglie che non stai cercando di convertire nessuno».
Si studiano i luoghi religiosi e i profeti Gesù e Muḥammad, si imparano le feste cristiane, ebraiche, cinesi e musulmane. Si leggono le storie della Bibbia e del Corano. Alla fine dei cinque anni gita a Cuneo a visitare la moschea di corso Gramsci, la chiesa ortodossa di corso Nizza, il museo diocesano e la sinagoga di contrada Mondovì.
«È un’offerta culturale, un progetto in cui si insegna a non aver paura dell’altro». Spiegano. E iniziare dai più piccoli pare una strategia efficace.
Mi verrebbe da riconoscere che sia utile anche a lungo termine alla società tutta.