«Quando vi accadrà di essere abbandonati dalle creature o perfino da Dio, ricordate l’abbandono del caro Salvatore sulla croce...». Questo dice La Massima 32 di padre Jean-Pierre Médaille.
Ci ricorda quidi che è possibile la sensazione dell’abbandono, persino da Dio. Ma anche che l’ultima parola non è il rimanere orfani dell’amore del Padre. Si tratta di imparare ad aspettare. L’arte di aspettare è parente stretta dell’arte del silenzio e contiene un’infinita sapienza. È guardare a Dio come il bambino in braccio ai genitori. È fiducia incondizionata nella fantasia buona del Padre.
Quanto sia lunga l’attesa non è dato sapere, ma intanto è un lavoro su se stessi, è una crescita. Ci vuole allenamento come quando si sale in montagna. La valle all’inizio è stretta, i fianchi ripidi dei monti limitano l’orizzonte. I muscoli ancora freddi possono far male ed il respiro è affannoso.
Mano a mano che si sale la vista spazia in più ampi panorami, il corpo ed il cuore si scaldano, la luce si fa più chiara.
Ecco, la grazia tanto attesa è arrivata. Forse non quella prefigurata, né nella forma pensata. Ma c’è.
E se ti volti e guardi il cammino percorso ti accorgi che proprio là, in quella fatica c’era già, anche se non eri in condizione di vederla.