Non so se è più facile chiedere perdono o dare il perdono; forse sono difficili entrambe le azioni. Ma so che mi piace il verbo perdonare. E mi piace pensarlo nella forma divisa: per-donare.
C’è in quel verbo l’idea della gratuità, un’altra parola un po’ troppo caduta in disuso. Gratuità e per-dono contengono il germe della bellezza e della forza che permette di ricominciare. È come un fiore sbocciato a primavera, una promessa di nuovi, dolci, saporiti frutti. Questo mi pare possano raccomandare le parole della Massima 94 di padre Jean-Pierre Médaille: «Desiderate un oblio generale di tutte le cose e di voi stessi per ricordarvi soltanto di Dio».
Non solo la capacità di staccarsi dal mondo per essere tutti di Dio; ma anche, più semplicemente, di dimenticare le male parole, i torti, i cattivi giudizi subiti. Dimenticare il male di cui siamo stati volontariamente artefici.
La sorpresa di questo oblio è affacciarci a un mondo sereno con ritrovati amici di cammino.
Di questo mi pare possa gioire Dio, della possibilità che ci è stata data di per-donare e di essere per-donati.