«Abbiate il coraggio di essere felici», l’invito di papa Francesco completa il salmo che parla di anni brevi della vita per lo più intessuti di sofferenze. Lo completa con quell’esortazione al coraggio.
E davvero ci vuole coraggio per incamminarci sul sentiero della felicità che è come camminare sul filo di una lama, sempre in bilico tra le tante voci che suggeriscono temi di morte.
La felicità non sta certo in ciò che i media ci propinano. La felicità è diversa anche dalla gioia. Questa è esplosiva, è di un istante. Quella dura nel tempo, richiede impegno per scoprirla ogni giorno; ha bisogno di fondamenta solide che stanno oltre i nostri limiti. Eppure può sostenerli.
Padre Médaille, come altri grandi figure spirituali, l’aveva intuito quando parlava di anime che aspirano alla “grande virtù”. Lasciare da parte i sogni di grandezza, coltivare l’umiltà nella perfetta fiducia in Dio senza seppellire i talenti che ci sono stati donati, senza annullare se stessi. Riconoscere che possiamo appoggiarci sulla “tenera consolazione” di Dio è il segreto per vivere felici nella quiete quotidiana.