Oggi cercare di vivere la consapevolezza dei propri limiti pare proprio un nuotare controcorrente. Tutto spinge all’affermazione di sé e la convinzione è tale che talora non ci si avvede di chi vive intorno.
La vita è divenuta una gara, troppo sovente però non corrisponde alla buona gara di paolina memoria. Eppure il ben-essere non sta lì; lo testimoniano il fiorire degli psicologici e purtroppo i gravi episodi di cronaca nera. Ben altra via indica la sapienza (non solo quella cristiana). Fermarsi in un silenzioso dialogo con se stessi aiuterebbe a riconoscere le proprie vulnerabilità e porterebbe alla consapevolezza che abbiamo tutti bisogno l’uno dall’altro.
Ben l’aveva compreso padre Médaille quando con insistenza invitava al nascondimento, non certo per una vita passiva. Tutti i suggerimenti nelle Massime (MP,3) sull’umiltà invitano all’equilibrio interiore, base di un costruttivo rapporto con le persone e, per chi crede, anche con Dio il primo a farsi piccolo, sempre però attento alle necessità di chi incrociava la sua strada.