Un tempo erano la radio, i giornalisti, i missionari, gli inviati speciali, gli emigrati da tanto tempo che facevano circolare le notizie. I reportage da zone del mondo lontane arrivavano con articoli di giornali;
con le lettere per “via aerea” e qualche telefonata… Ora la comunicazione in tempo reale da un lato ci facilita nella conoscenza, dall’altro ci fagocita. Ci riempie la testa di notizie che fatichiamo a “digerire”, a fare nostre in attesa di assumere una posizione in merito.
Sapendo, ci aiuta a sentirci più vicini, più uguali, più solidali?
Pareva che la pandemia ci avrebbe portati a diventare migliori e a farci percepire una uguaglianza di fondo, come genere umano. Fratelli appunto, con riconoscimento di diritti ed opportunità per tutti. Proprio perché meglio informati delle condizioni di tutti, anche di quelli più lontani. Ne rimane di strada da fare! Tanti dichiarano la voglia di provarci.
Ci esorta Papa Francesco in un discorso a Skopie, in Macedonia nel 2019. «Nessuno può affrontare la vita in modo isolato… C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti. Com’è importante sognare insieme! … Da soli si rischia di avere dei miraggi, per cui vedi quello che non c’è; i sogni si costruiscono insieme».
Ce lo diceva già il vescovo profeta brasiliano Helder Camara, riprendendo un proverbio africano. “Se uno sogna da solo, il suo rimane un sogno; se il sogno è fatto insieme ad altri, esso è già l'inizio della realtà”.
Non ci rimane che crederci e provarci.