Per gli esseri umani la comunicazione è essenziale. Anche chi vive nell’eremo comunica, comunica con il suo Dio, comunica con l’esperienza ai fratelli, “dice” qualcosa a chi ne conosce la scelta.
Anche gli animali comunicano, con noi, tra di loro, a volte senza che ci comprendiamo appieno, proprio come tra gli umani. Comunicare è un verbo che richiede una reciprocità senza la quale non ha senso. È l’ascolto il primo passo per entrare in contatto e forse è il desiderio profondo di ciascuno. Vale per ogni momento di incontro, in ogni gruppo, religioso, di volontariato, di comunità civile. Addirittura può essere un desiderio sconfinato, nascosto. Ciascuno percepisce se chi ascolta è partecipe, se “ascolta” o se soltanto è presente fisicamente. I nostri volti, i nostri occhi, quasi sempre, chi più chi meno, lasciano trasparire attenzione o noia, coinvolgimento o convenienza, dovere o piacere.
Nella sua profonda ed articolata riflessione per la Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali papa Francesco va oltre.
«La vera sede dell’ascolto è il cuore».
Si apre un ulteriore sipario sulla profondità, serietà, coinvolgimento quando si ascolta. Se interviene il cuore, il significato dello stare insieme, del dirsi cose, del comunicare assume una luce tutta diversa. Implica un’attenzione visibile, che anche l’altro percepisce e sente. Richiede tempo e presenza nel momento, lascia qualcosa che rimane e ti fa bene.
Prima ancora però è necessario imparare ad ascoltare noi stessi, nel profondo e poi essere positivamente “curiosi” a quanto ci viene dalle altre e diverse storie.