Sempre bello tornare in Sorgente, sempre bello tornare alla sorgente. Il primo “Sole a Mezzanotte” di quest’anno ha avuto come tema la relazione con noi stessi, per tessere buone relazioni con gli altri.
Sullo sfondo del tema il brano evangelico della pesca miracolosa secondo Giovanni. Un brano in cui davvero la Luce entra nel cuore della notte per rincuorare e rilanciare i discepoli. Questo periodo post pandemia rischia di farci sentire come loro quella notte, incapaci di raccogliere con le nostre reti la vita. Affamati di relazioni che sembrano non essere interessate a noi, in ricerca continua di un terreno in cui seminare i nostri sogni. Nicoletta è stata bravissima nel guidare la nostra riflessione verso la concretezza, aiutandoci a capire quanto sia importante dare un nome a chi ci sta accanto e ci sostiene nel cammino. Offrendoci un metodo per arrivare all’obiettivo, lo stesso utilizzato forse inconsapevolmente dagli apostoli nel Vangelo.
Innanzitutto, prendere consapevolezza di ciò che ci manca. I discepoli vanno a pescare per fame, per necessità. Solo prendendo coscienza dei nostri desideri, delle nostre assenze, troveremo il coraggio per andare incontro ad essi. E andarci insieme, perché i discepoli non vanno a pescare ognuno per conto proprio, ma decidono di unirsi nonostante, in quel periodo, fossero ricercati come criminali. Quanto è importante questo esempio, per noi giovani che spesso scegliamo di vivere la nostra fede in solitaria, quasi a sentirla come un argomento talmente scomodo da doverci vergognare? Gesù ci mostra invece quanto sia necessario trovare chi condivide i nostri sogni, per poterli realizzare.
Stupisce poi la domanda di Gesù: «non avete nulla da mangiare»?
Lui lo sa già, ma aspetta la risposta dei discepoli prima di offrire loro un aiuto. Anche noi spesso ci aspettiamo che gli altri ci capiscano e ci aiutino senza chiedere nulla, che entrino nella nostra vita senza permesso. Ma non è così. E non perché gli altri non ci arrivino, ma perché ci rispettano al punto di non volerci umiliare passando per supereroi che ci salvano. Aspettano la nostra richiesta. “Chiedi e ti sarà dato”, dice il Vangelo. E il “chiedi” non è opzionale. Ammettere le proprie fragilità all’altro si rivela essere così fondamentale, perché significa accettare di entrare realmente in relazione con lui.
Segue la pesca miracolosa, ma più miracolosa ancora è la fiducia che la genera. Se la riflettiamo nelle nostre vite, ci verranno subito in mente tutte le occasioni perse per mancata fiducia. Tutte le relazioni che sono crollate perché nel momento della prova non abbiamo avuto il coraggio di fidarci dell’altro. Il brano ci insegna questo: la pesca miracolosa è possibile solo grazie alla fiducia in Dio. Se i discepoli non avessero creduto a Gesù - in fondo era tutta la notte che gettavano le reti in quello stesso lago - non avrebbero preso nulla. E attenzione, perché nel momento della fiducia i discepoli non l’avevano ancora riconosciuto. Si sono fidati di uno sconosciuto, ed è in questo la grandezza della loro fiducia. A fidarci di Dio, di chi sappiamo già ci ami, siamo capaci tutti. Il loro esempio fa tanto bene a noi, che ci fidiamo soltanto di chi conosciamo già.
Ed è a questo punto che Nicoletta ci ha fatto notare una cosa bellissima: il fuoco di brace. È il fuoco che attende i discepoli a riva dopo la pesca miracolosa. Un fuoco che li aspettava, acceso nella sua fragilità. Quante volte il nostro cuore assomiglia a quel fuoco di brace? I nostri desideri, le nostre passioni, rischiano spesso di ridursi a brace quando non trovano negli altri ciò che ci aspettiamo, ciò che riteniamo necessario per sostenere il fuoco. Ma Gesù ci ricorda che basta quella brace, essere consapevoli che dentro di noi arde il suo Spirito, per essere pronti quando arriverà il momento a riaccendersi. A ripartire.
Infine, il dialogo tra Gesù e Simon Pietro sulla loro relazione. Quel “mi ami?” ripetuto tre volte, insistentemente. Quasi ad offrire a Pietro la possibilità di ritrattare la risposta precedente, ad accertarsi che fosse pronto a seguirlo fino in fondo. Prima della croce Pietro aveva rinnegato tre volte Gesù, ora è chiamato a confermargli il suo amore per tre volte. Pareggio. Ci ricorda quanto il Signore offra il perdono a ognuno dei nostri peccati. Ad uno ad uno, senza dimenticarne nessuno, senza raccoglierli tutti per un’assoluzione generale. E la risposta è sempre la stessa. Ci insegna come sia solo una la cosa che Gesù desidera davvero da noi: prenderci cura gli uni degli altri.
Questo incontro ci ha offerto la possibilità di rileggere le nostre relazioni alla luce del Vangelo, guidati da una persona che fa delle relazioni il centro della sua vita, professionale e non. Nicoletta ci ha insegnato un metodo, istruzioni concrete per iniziare a costruire ciò che ci sentiamo mancare. Istruzioni da seguire con ordine, perché Gesù non lascia nulla al caso e il corso degli eventi e delle azioni è volutamente così.
Prendere consapevolezza di ciò che ci manca // Andarci insieme // Ammettere le proprie fragilità all’altro // Fidarci di Dio // Essere consapevoli che dentro di noi arde il suo Spirito // Prenderci cura gli uni degli altri.
In quest’ordine, e in nessun altro. Fare ordine nelle relazioni è sempre importante, a cominciare dal rapporto con noi stessi. Il nostro compito sarà prenderci cura di quanto appreso, senza sprecarlo.
Grazie Nicoletta, grazie Sorgente.