Nell'anno scolastico 2021-2022, c'è stata una particolare novità: mi è stato proposto di insegnare italiano al Centro Provinciale di Istruzione per gli Adulti (C.P.I.A.) di Bra.
All’inizio ero un po' perplessa: prima di tutto io non sono una docente di lettere, non avevo mai insegnato una lingua straniera in vita mia, e non sapevo neppure cosa significasse il termine “alfabetizzazione”. Dopo i primi momenti di smarrimento e paura ho iniziato, con l’aiuto di una collega, ad approfondire questo genere di didattica.
Nel frattempo ho cominciato a conoscere le mie nuove classi e devo dire di esserne rimasta profondamente colpita. Le età sono le più disparate: alunni adolescenti, giovani mamme e papà, uomini adulti e qualche nonno! Al di là delle mie personali difficoltà, dovute alla disciplina da insegnare e alle fatiche relative al Covid (insegnare una lingua straniera tenendo sempre la mascherina, chiede davvero uno sforzo grande non solo a me, ma anche agli studenti!), ho subito percepito in classe un “clima”. Atmosfera a me assolutamente sconosciuta, pur avendo già qualche anno di esperienza alle spalle in ambito scolastico.
Fin dal primo giorno di lezione, conoscendo la provenienza degli alunni, intuendo un poco le loro storie e, soprattutto, guardando i loro occhi, ho sentito che l’appello rivolto a Mosè davanti al roveto ardente era pronunciato anche a me. Si: il Signore ha chiesto a Mosè di togliersi i sandali e io ho avuto la certezza di esser chiamata a fare altrettanto! Davanti a me c’era: buona parte del continente africano, un pezzo dell’Asia e alcuni rappresentanti dell’America latina! Non avevo mai insegnato a così tante etnie diverse contemporaneamente.
Merita soffermarsi, inoltre, sul loro atteggiamento nello studio: sempre rispettoso e attento! Una dedizione e un impegno che mi stimolano a rimettermi in gioco continuamente. Certo, onestamente, non poter insegnare la propria materia è per me, a tratti, frustrante. Ma sapere che in questo momento posso davvero aiutare chi non ha voce e gli ultimi, mi rimette in piedi. Non è vero che gli stranieri hanno le nostre stesse opportunità di studio.
In Italia, i C.P.I.A. sono scuole spesso considerate di serie B, perché non hanno un’utenza stabile e “tradizionale”. In realtà queste scuole sono equiparate alle altre istituzioni scolastiche, ma hanno esigenze diverse e su questo c’è ancora tanta strada da fare. Inoltre, molte volte i C.P.I.A. non hanno una sede stabile e questo pesa molto sull’utenza, che è costretta a continui spostamenti, non trovando un punto di riferimento stabile!
Ad oggi il C.P.I.A. di Bra non ha una sede definitiva. Forse qualcuno leggendo questo articolo può mettersi in gioco per aiutarci a risolvere tale annoso problema.