«Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai!». È una delle due formule che accompagnano "l'austero rito delle ceneri" all'inizio della quaresima. Magari, oggi, non la più frequente, per fortuna.
È una formula che può essere interpretata, ed è stata interpretata, in modo molto cupo: "Morirai, e quindi pentiti prima della fine!", con una leva sul senso di colpa e sulla paura che dovrebbe tenerci legati al religioso. Per fortuna, sappiamo che questa leva, al di là di qualche scongiuro, non funziona più. Non avrebbe mai dovuto funzionare, in realtà, perché non è la logica del vangelo. Ma possiamo farlo funzionare in una direzione più autentica.
Ricordati che questa esperienza di vita è fragile, provvisoria, non te la puoi garantire né farla tornare indietro. E quindi, vivila con autenticità, gustatela fino in fondo, coglila questo oggi come la tua occasione per vivere davvero. Una prima reazione potrebbe dire "e allora me la godo!". Ma la provocazione anche cristiana è che, se "tutto è lecito", "non tutto edifica o fa bene". Che se andiamo al cuore delle cose, vogliamo non prendere tutto il godimento che possiamo, ma vivere esperienze che ci lascino calore e gusto nel cuore.
La quaresima può servire per togliere qualcosa del superfluo, non per mortificarci, ma, anzi, proprio per essere più leggeri, più liberi, più autentici. Per vivere non meno, ma meglio.