Tra i tanti motivi di riflessione che ci può suscitare un brano come quello dello “smarrimento di Gesù al tempio”, almeno due possono essere utili per noi oggi, forse ancora di più in giorni in cui si apre il giubileo.
Innanzi tutto, Gesù si presenta come un adolescente dotato ma normale, umano. Interroga e fa osservazioni ai dottori della legge, mostrando così la sua intelligenza e profondità, come avviene a tanti studenti. E si ribella anche in modo insensato ai genitori: “Perché mi cercavate?”. Ma hai bisogno che ti rispondiamo? E poi, però, torna a fare il giovane di casa, come se niente fosse successo. L’umanità è piena di esempi simili che ci potrebbero anche sembrare non perfetti. Ma Gesù, il Figlio dell’uomo, Dio, come noi è cresciuto, ha imparato, ha saggiato i limiti della propria libertà, ha sfidato i genitori e poi si è di nuovo accodato. Tutto ciò è crescita umana, e quindi anche divina. Può essere scomodo, ma non è nulla di cattivo. Dio non si vergogna di entrare in dinamiche del genere, perché non hanno nulla di disumano.
E, insieme, la domanda di Maria è importante: “Perché ci hai fatto questo?”. E Gesù non si pente né chiede scusa. Anche i suoi genitori, la “Sacra Famiglia”, avevano bisogno di uno stimolo per uscire da sé, dalle proprie certezze e comodità. Non perché fossero peccatori, non perché sia un peccato accontentarci di ciò che sappiamo già, dei nostri orizzonti, del nostro consueto. Ma perché siamo chiamati a crescere sempre di più, a diventare sempre più autenticamente e profondamente umani. Sempre in cammino, in un percorso che Gesù compie con noi e, insieme, ci stimola a fare.
In questo senso, anche se non partiremo in pellegrinaggio, siamo sempre tutti in marcia.
Solennità della S. Famiglia ⇒Si può leggere il vangelo secondo Luca, capitolo 2, versetti dal 41 al 52