La fede più bella sta nei piccoli gesti. Quelli fatti con le mani. Quelli che fanno bene al cuore senza che te ne accorgi. Giugno è il mese che riaprono le cappelle, addormentate per tutto l’inverno.
Sotto strati di neve e di incuria. Che lode al Signore e ai Santi dipinti su quella facciata, tornare a girare la chiave nella toppa della porta! Il suo scricchiolio sa di tempi lontani e di gesti sempre uguali, tramandati di padre in figlio.
E poi c’è quella carica… che non dà né onore né merito: il massaro. Segno di tempi che cambiano ma di qualcosa che ancora resiste, ad un mondo venduto al guadagno. Il massaro sa che quelle mura contano su di lui e si adopera affinché tutto sopravviva e torni a vivere, almeno qualche mese all’anno o forse meno: il tempo di una messa, il tempo di una festa.
Ma sul piccolo campanile la campana torna a suonare e quel tintinnio cura il cuore del massaro e lo fa tornare bambino. È un amore che vive nel tempo: è la fede più bella.