Tempi pesanti! I migranti che annegano in mare, che muoiono sulle rotte di terra. Chi riesce a toccare il suolo italico ha davanti lunghe, snervanti peripezie, complicati intralci e problemi.
Un terremoto devasta una zona del Marocco, villaggi costruiti con paglia e argilla. A noi turisti piacciono: arroccati in alto, dello stesso colore della terra, ci chiediamo come ci si possa vivere, ma è la loro casa, con le loro cose a cui sono affezionati quanto noi alle nostre. In un soffio tutto scompare, una nuvola del colore della terra inghiotte persone e cose. Più si è poveri, maggiore è la percentuale dei morti. Più si è poveri, più si è in pericolo! Non distante, in Libia, crollano due dighe e l’acqua copre un’ampia zona del paese. Non c’è ancora un resoconto dei danni. Chissà forse non c’è stato controllo negli anni.
Bisognerà trovare risorse, ingenti, per aiutare questi “poveracci” a risollevarsi, a ritrovare una ragione di vivere, a curare i feriti, ad assistere i più fragili.
E c’entra il cambiamento climatico? Chissà.
E non costruire più armi, ma destinare quelle risorse per la salute, per l’ambiente, per gli aiuti, per la cura? Come contrastare il senso di impotenza? Imperterriti, continuare a lottare per i diritti di tutti, per la giustizia e una corretta informazione.
Ma forse è più importante non scoraggiarci, non abbatterci, non possiamo per rispetto a chi rimane e deve essere “pensato” anche da noi, sentire la nostra presenza pure se lontana. Lo dobbiamo a loro. Hanno diritto al nostro impegno per un mondo migliore a cui collaborare tutti.