Affascinata dai racconti e da letture sulle comunità monastiche, tanti anni fa avevo scelto di trascorrere qualche giorno in un eremo in Umbria, presso una piccola comunità femminile.
Nella loro foresteria, accoglievano ospiti desiderosi di conoscere esperienze di silenzio e condivisione. Arrivai volentieri: al mattino piccoli lavori, il pomeriggio libero, partecipazione allo scorrere delle attività in comune.
Avevo scelto io di andarci, avendo letto un articolo su un giornale, ero entusiasta! Dopo un giorno non ce la facevo più… La calma, la lentezza, parlare sottovoce, naturalmente, senza imposizione… erano diventati pesanti, esageratamente ... Perché?
In questi ultimi due anni, con periodi di rallentamento e di isolamento forzati, può accadere la medesima cosa. Semplicemente obbedire alle regole, oppure accogliere delle opportunità. Scegliere o sentirsi schiacciati da una regola? Si può cogliere della positività nell’obbedire ad una regola. Riuscire a far fruttare questo tempo per guardarsi dentro, per rallentare, apprezzando quanto accade. Un po’ di silenzio interiore, non affannarsi, provare a guardare più in profondità, senza paura di scoprire vissuti e pensieri nuovi.
Saper coltivare questi spazi anche alla luce di esperienze passate, come la mia. Perché a me il fascino per quei luoghi è rimasto intatto. E allora dipende da me saper sfruttare opportunità e modalità nuove per stare bene nel silenzio. Per recuperare l’entusiasmo della novità e non abbandonare l’esperienza perché faticosa.