«La politica è la più alta forma di carità» ha detto papa Pio XI, frase ripresa dai suoi successori. Anche papa Francesco ha fatto sua questa definizione. Sovente ci fermiamo all'aiuto economico.
Fermiamo lo sguardo solo a chi è nel bisogno materiale, magari rinunciando a qualcosa o limitando un nostro desiderio. La frase va oltre. Intanto eleva la politica, non la squalifica. Perché? Perché dovrebbe, a partire dalle esigenze delle persone, soprattutto quelle maggiormente in difficoltà, farsi carico della loro condizione, analizzare ed agire. Prevedere un percorso, avviando progetti seri e duraturi nel tempo. Noi cittadini dovremmo impegnarci a condizionare le scelte dei governanti, per ottenere leggi che garantiscano effettivamente chi è più in difficoltà.
Qualche esempio: pensiamo alla guerra e ai migranti. Quale impegno della politica vorremmo e non abbiamo! Quando è sparita la bambina a Firenze, dall’albergo occupato abusivamente, non immaginavo l’esistenza di questa realtà in Toscana. Qualcuno che lucra sulla miseria, “vendendo” camere d’albergo a poveracci, sfruttando la situazione di miseria non solo economica in cui si trovano.
La politica è quella che si accorge di ciò e tenta di porvi rimedio, tutelando i più deboli.
Sempre meno persone però pensano di impegnarsi in politica. Perché? Perché è ritenuta una cosa “sporca”, un fastidio, non un impegno per il cittadino, anche cristiano, un dovere nei confronti della comunità in cui vivo.
Dobbiamo assolutamente trovare il modo di smontare questi pregiudizi. Agire secondo coscienza, disponibili al confronto e forti nel non cadere nelle trappole.