Mi frulla per la testa da qualche giorno. Può essere la confusione positiva? Ci può far bene? Mi verrebbe da dire di no, perché l'associo ad agitazione, timore di sbagliare, voglia di non essere lì, ansia.
Ho assistito a una sfilata di abiti vintage, quelli usati, curati da un’artista che da anni se ne occupa. Era presente, per portare la sua esperienza la sera, Gian Andrea Franchi. Responsabile, con la moglie Lorena Fornasir dell’associazione “Linea d’ombra” di Trieste, quotidianamente si occupa dei migranti che arrivano dalla rotta balcanica, via terra. Gian Andrea, che poi ha riflettuto sul rapporto con i corpi, quelli provati da sofferenze, insidie e lungo cammino, conosce la confusione nella accezione più preoccupante, quella della piazza che chiede aiuto.
È stato lui a commentare positivamente l’evento a cui aveva assistito. Ha proprio detto “confusione vitale”, commento che è piaciuto agli organizzatori. C’era fermento nel presentare abiti e stili, nel commento vocale, ma era un momento che dava energia, energia positiva ai presenti. Chi ha organizzato era stanco, affaticato, prima preoccupato che tutto andasse per il verso giusto, ma la definizione li ha soddisfatti.
È risaputo quanto gli artisti siano su un altro pianeta!
Mi verrebbe da dire che ogni azione, anche quella che a prima vista può preoccuparci, possa trasformarsi, possa trasformarci in qualcosa di positivo, in uno slancio inaspettato, inatteso, ma proficuo. Ogni tanto un bagno di confusione positiva e vitale magari aiuta!! Ci fa bene crederci ...