Che cosa è il coraggio? Individualmente, insieme? Nel quotidiano c’è l’invito a farsi coraggio. Ma in sostanza che vuol significare? Provo a pensarci e a dirvelo, senza la pretesa di essere esaustiva.
Ogni tanto è sinonimo di osare, trovare la forza per fare un’azione, per provare, senza timori che non venga bene o che sia imperfetta. Come se già solo il tentativo valesse la pena. A volte è un invito alla consolazione, ad andare avanti, nonostante o al di là delle difficoltà. Può anche essere l’incitamento a proseguire su una strada che porta qualche sobbalzo, qualche indecisione e ci vuole la carica per non lasciar perdere.
È chiaro che se più persone si sentono spronate assume importanza il contagio positivo. Fondamentale che non sia una frase fatta, detta per consuetudine, ma sentita e partecipata.
Allora chi sono le persone coraggiose? Possono provare timori, perplessità, titubanze, ma con la volontà di non arrendersi, impegnati a darsi una meta a cui tendere. È un invito al positivo, all’impegno nonostante il possibile incontro o scontro con difficoltà comunque emergenti.
In tempi bui, tristi, preoccupanti, come quelli attuali, che non ci lasciano intravedere neanche una lucina nell’oscurità delle vicende umane, il coraggio è almeno vivere, senza dimenticare le nostre storie, i nostri impegni, di singoli e di comunità.
Quindi è coraggio andare controcorrente, assumersi l’impegno della nonviolenza, della delicatezza, della gentilezza, dell’ascolto dell’altro, della pace, della condivisione sincera, consapevolmente.