Sarà pure il Papa dei cattolici, ma quando indirizza una lettera a tutte le persone di buona volontà si rivolge al mondo. Chi legge la Laudate deum può, oserei dire, deve sentirsi chiamato in causa.
È un chiaro invito alla responsabilità, non uno slogan di moda, ma un appello pressante ed accorato di un uomo che, dalla sua posizione, conosce e ha a cuore il creato tutto. Perché di buona volontà? Perché per agire bisogna metterci dell’impegno, volerlo con tutte le proprie forze ed energie. È un Papa preoccupato quello che ci scrive e che sollecita una reazione certa, determinata e sicura, innanzi tutto di conoscenza e poi di comportamento.
Il minimo, il piccolo è importante e significativo davanti a Dio.
Non per niente papa Francesco si chiama così, ripensando all’azione del frate di Assisi per il creato che lo circondava.
Ci vuole della volontà per reagire in modo corretto ed efficace, conoscendo la situazione e volendo intravvedere un futuro di vita. Ma perché questa insistenza? Probabilmente ha notato che, nonostante la Laudato si’, non siamo ancora adeguatamente convinti del rispetto che dobbiamo alla nostra casa comune, la chiama proprio così. È vero, non c’è solo lui a ricordarcelo, ma se ne parla il Papa l’eco che ne deriva è certo più ampio e significativo e speriamo ascoltato.
In questa accezione lodano Dio e il creato tutti coloro che rispettano l’ambiente in cui vivono, lo curano, ne studiano le reazioni alla nostra presenza e magari ci forniscono qualche indicazione per mantenerlo vivibile.