Accogliere - Ascoltare - Accompagnare: sono i capisaldi relazionali più coinvolgenti e altrettanto impegnativi della mia missione e del servizio nella Casa di accoglienza, Collegio Immacolata.
La Casa offre ospitalità a giovani provenienti dalle diverse regioni italiane, che si trasferiscono a Cuneo per motivi di studio o di lavoro. L’accoglienza della persona, che chiede un periodo di permanenza, inizia, innanzitutto, da alcuni aspetti molto concreti. Ad esempio: creare un ambiente intriso di calore umano, ben sistemato, semplice e armonioso. È importante il primo impatto con i locali dove si deve vivere, perché, spesso, le prenotazioni avvengono telefonicamente. Non sempre le persone hanno la possibilità di venire a visitare la struttura, prima dell’ingresso e della sistemazione.
Con ogni ospite cerco di instaurare un rapporto interpersonale: di disponibilità all’ascolto, di empatia, di fiducia reciproca. Alla base occorre molta discrezione e prudenza per quello che emerge nel dialogo. Un proprio mondo interiore da accogliere e rispettare, una situazione familiare e sociale, a seconda della provenienza… Oltre alle motivazioni che portano il soggetto a lasciare il suo ambiente di vita, a parecchi chilometri di distanza, per iniziare una nuova esperienza di lavoro o di studio. Sono solo alcuni fattori che agiscono un po’ come uno sradicamento, un trapianto.
Inoltre, non è da sottovalutare per la persona l’esperienza della convivenza con le altre ospiti, che richiede una messa in comune di momenti “fuori” dalla privacy della propria camera. Qui ti misuri e ti incontri con persone molto diverse, ti metti in gioco. Quindi occorre un impegno e una disponibilità personale al dialogo, allo scambio per creare legami di fiducia, di amicizia che potrà durare nel tempo.
I momenti di condivisione e di formazione, proposti a tutte, hanno una finalità di maggiore conoscenza reciproca, in uno stile semplice e familiare. Il “fare casa”, sentirsi a casa, passa anche attraverso un buon piatto che una prepara, secondo le tradizioni della propria regione, per poi consumarlo con le altre ospiti del proprio piano. Sono le attenzioni alle piccole cose che creano l’atmosfera per stare bene insieme.
Da parte mia, accogliere si traduce in una catena di piccoli “gesti”, quali anelli preziosi che creano comunione con le singole persone e con tutto il gruppo. Si tratta di allargare il cuore, creare uno spazio dentro di me per… Perché ognuna trovi il suo posto, l’attenzione al suo cammino, alla sua situazione di vita. È partecipare in profondo alle gioie e alle difficoltà di quella persona in particolare, con la quale sono chiamata a vivere “insieme”, nella stessa “casa”, a respirare la stessa aria e a prendermene cura.
Perciò, sento che relazionarmi con le ospiti è una bella opportunità per “accompagnarle” lungo un tratto di strada, pur nel rispetto e nella discrezione. È essere una presenza nel loro vissuto quotidiano che, con molta semplicità, mi comunicano.