Con piacere e interesse ho riletto in questi giorni l’enciclica “Fratelli tutti” di papa Francesco... e l’ho letta alla luce di due realtà: la Casa Comune di Nova Iguaçu, grande periferia di una metropoli del Brasile;
e l’Ammazzonia, che abita il mio cuore e dove sono i miei piedi. Innanzitutto un sentimento di gioia e di profonda riconoscenza verso papa Francesco per quello che dice, afferma, annuncia con le parole, attraverso tutte le istanze possibili. Ma soprattutto per quello che vive. La sua testimonianza ci scuote, ci interpella continuamente, ci richiama a quanto indica Gesù nel Vangelo. È una voce autorevole e profetica. Non solo per i cattolici, ma per tutti i cristiani sparsi nel mondo. Per gli uomini di buona volontà che condividono e promuovono i valori umani, etici, culturali, sociali... propri di ogni essere umano.
Tuttavia, l’accostamento alla Fratelli tutti suscita in me sensazioni contrastanti. Tristezza e indignazione, ma anche voglia di vivere, di unire le forze. È uno stimolo alla speranza, perché mi ricorda che il male non ha l’ultima parola. Che il progetto divino è di vita per ogni essere sulla terra, indipendentemente dal posto in cui vive, nord o sud... Che siamo tutti fratelli come preghiamo nel Padre Nostro.
Vorrei sottolineare solo alcune frasi dell’Enciclica.
«C’è un riconoscimento basilare, essenziale da compiere per camminare verso l’amicizia sociale e la fraternità universale: rendersi conto di quanto vale un essere umano, quanto vale una persona, sempre e in qualunque circostanza» (cfr. 106).
«Ogni essere umano ha diritto a vivere con dignità e a svilupparsi integralmente, e nessun Paese può negare tale diritto fondamentale» (cfr. 107).
«Alcuni nascono in famiglie di buone condizioni economiche, ricevono una buona educazione, crescono ben nutriti [...] Ma evidentemente non vale la stessa regola per una persona disabile, per chi è nato in una casa misera, per chi è cresciuto con un’educazione di bassa qualità e con scarse possibilità di curare come si deve le proprie malattie. Se la società si regge primariamente sui criteri della libertà di mercato e dell’efficienza, non c’è posto per costoro, e la fraternità sarà tutt’al più un’espressione romantica» (cfr.109).
«Persistono oggi nel mondo numerose forme di ingiustizia, nutrite da visioni antropologiche riduttive e da un modello economico fondato sul profitto, che non esita a sfruttare, a scartare e perfino ad uccidere l’uomo. Mentre una parte dell’umanità vive nell’opulenza, un’altra parte vede la propria dignità disconosciuta, disprezzata o calpestata e i suoi diritti fondamentali ignorati o violati» (cfr. 22).
Alla luce di queste citazioni e di quanto detto all’inizio, tante domande scaturiscono in me.
- Perché il nostro governo continua a “disboscare le foreste”? Perché, proprio in questi giorni è stato presentato un progetto di “mineralizzazione”, in terre indigene?
- Perché le popolazioni indigene, che dovrebbero essere “Signori” di questa terra, sono sfruttate e decimate in ogni modo?
- Perché il nostro Congresso Parlamentare destina milioni per finanziare le prossime elezioni politiche, tagliando fondi alla sanità, all’educazione, ai trasporti pubblici?
- Perché miliaia di persone sono costrette a costruire la propria “casupola” sulle colline o a fianco della zona rifiuti, moltiplicando così le favelas e, durante le piogge torrenziali, perdere tutto, come’è sucesso a Petropolis all’inzio di quest’anno? Risultato: 327 morti, alcuni ancora dispersi, e centinaia di famiglie che hanno perso tutto... E questo, in un paese dove il latifondo è una realtà!
- Perché a Boa Vista de Cuçari, con 6 mila abitanti, non esiste un’Ufficio postale-banca per ritirare la pensione o pagare una bolletta della luce? Per fare ciò, la nostra gente è obbligata ad attraversare il rio degli Amazzoni con il barcone, rischiando di essere travolta dalle acque impetuose!
- Perché le periferie continuano a essere abbandonate? A Boa Vista de Cuçari non esiste una Clinica per fare una semplice radiografia o una fisioterapia?
- Perché Joloelson, con sindrome Down, non ha avuto possibilità di avere un trattamento specifico, che poteva offrirgli una vita migliore, un’inserimento nella società?
- Perché Jaqueline, vive le conseguenze di una patologia, che si riversa sulla sua famiglia, mentre potrebbe essere superata con un’assistenza sanitaria adeguata e a cui per legge ha diritto?
- E oggi ci domandiamo: perché la guerra?
- Perché tanta violenza? A Rio e periferia, 10 persone al giorno sono assassinate!
Ancora papa Francesco mi aiuta a capire le risposte.
«È possibile desiderare un pianeta che assicuri terra, casa e lavoro a tutti. Questa è la vera via della pace, e non la strategia stolta e miope di seminare timore e diffidenza nei confronti di minacce esterne. Perché la pace reale e duratura è possibile solo «a partire da un’etica globale di solidarietà e cooperazione al servizio di un futuro modellato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana» (cfr. 127).