A fine dello scorso luglio, Alika Ogorchukwu, ambulante nigeriano di 39 anni, viene aggredito e ucciso in pieno centro a Civitanova Marche. A colpirlo è un italiano, che soffre di disturbi psichici.
Il dirigente della Mobile fornisce una ricostruzione. Tutto pare nato da una lite per futili motivi, con una reazione esagerata da parte dell’aggressore nei confronti della vittima che stava chiedendo l’elemosina.
In tanti hanno assistito al dramma, filmato, urlato “se fai così lo uccidi” … perché nessuno ha provato a fermare una tale violenza?
Nessuno. Alcuni commenti parlano di indifferenza. E ci sta. Ma a me pare che si tratti anche di curiosità, quindi ancora peggio. Il cellulare come barriera al coinvolgimento. «L’indifferenza, aggravata da una curiosità morbosa, ha mandato in pensione la sofferenza per il dolore fino alla morte di un fratello massacrato», dice il giornalista Loris Campetti, cittadino di Macerata. Si può essere curiosi, rincorrere con interesse fatti di cronaca, ma c’è un limite, dettato dalla gravità della situazione e dalla difesa della vita, prima di tutto.
È grave, gravissimo. Il contegno di chi guarda ci interroga. Indifferenti e spettatori di fronte alla morte? Si distingue ancora tra fiction e cruda realtà?
Non è più solo cronaca, è perdita del senso dell’umano.
Altro episodio attuale. Il Resto del Carlino riporta la ricerca avviata su Tik Tok di un eventuale video dello schianto del Frecciarossa che ha ucciso le due ragazze a Riccione. Un giornalista parla di “voyeurismo macabro”. C’è di che ragionarci su per restare persone!