A Betlemme arrivano dei personaggi strani, da lontano, cercando “il re dei giudei”. Evidentemente, non si tratta di Erode, che pure è re e regna sulla Giudea, perché da lui vanno, ma per un altro scopo.
Cioè, solo a chiedere informazioni più precise. I magi hanno la stella, Erode ha i magi. Per ognuno, trovare Gesù è possibile, ma non è scontato, non è banale: bisogna mettersi in cammino, e cercare di capire.
Anche perché sono diversi gli atteggiamenti con cui lo si cerca, e quindi anche le conseguenze.
I magi vengono da lontano per adorare. Non pensano di portarsi via ricchezza o altro, non è neppure chiaro di preciso perché debbano arrivare. Semplicemente, ci viene da dire, hanno capito che stava succedendo qualcosa di grande e sono venuti per vederlo. Con l’atteggiamento benevolo dei bambini, pronti a far festa per una cosa bella. E quando i magi rivedono la stella, il segno che avevano seguito, «provarono una gioia grandissima».
Erode, invece (ma «con lui tutta Gerusalemme»), vede in questa novità una minaccia: difende il suo potere, il suo ruolo. E la notizia della novità lo lascia «turbato».
L’invito del vangelo (ma neanche solo del vangelo!) ad essere benevoli, a curare la bontà, la generosità, la gratuità... non mira ad ottenere qualche vantaggio chissà quando. Punta, innanzi tutto, a farci vivere bene, a darci occasioni di «gioia grandissima», a non farci semplicemente sentire «turbati» di fronte alla vita che ci regala novità e promesse.
Epifania del Signore ⇒Possiamo rileggere il vangelo secondo Matteo, 2,1-12