Sinceramente, ogni tanto verrebbe voglia di dire a Gesù che sta esagerando. Appare ai discepoli che sono appena tornati a pescare, alla loro vita vecchia, cioè quella di prima di incontrarlo.
Che non sta dando i frutti attesi, dal momento che non prendono niente. E lui appare loro, e chiede se non hanno da mangiare. I pescatori hanno la fama di ricorrere facilmente al linguaggio colorito... immaginiamoci che cosa possa aver suscitato una domanda come quella di Gesù... In più, lo sconosciuto che noi sappiamo essere Gesù suggerisce di ricominciare a pescare... Il vangelo ci dice che, con un notevole autocontrollo, i discepoli non reagiscono (o almeno, non si registra la reazione) se non gettando ancora le reti... e ottenendo una pesca senza paragoni!
Quando però arrivano a riva, trovano che Gesù ha già preparato loro il pranzo, facendo cuocere alla brace alcuni pesci.
Verrebbe da chiederci perché doveva farli faticare ancora, dal momento che evidentemente il cibo lo aveva già.
Anche da questi particolari cogliamo comunque lo stile di fondo di Gesù e del Padre che lui testimonia e comunica: come fosse non un padrone, ma un amico, è disposto ad aiutare, ma senza umiliare.
Non importa chiederci (i biblisti lo fanno) se davvero l'episodio è storico e che cosa significhi. Chi lo ha scritto voleva però dirci almeno questo: il Dio di Gesù non ci guarda mai severo dall'alto al basso, ma prende la nostra mano per condurci con lui.
III Domenica di Pasqua C ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni 21,1-19