Il vangelo di Marco è spesso ruvido e urticante, soprattutto nella seconda metà. Non mancano tuttavia momenti di sollievo, che possono essere ancora più istruttivi.
Il vangelo di questa domenica, ad esempio, arriva dopo un episodio particolarmente intenso. Pietro ha appena riconosciuto in Gesù il messia, e lo sente subito parlare della morte in croce, tanto da pensare di rimproverarlo, così da sentirsi dare del "satana". Subito dopo, però, Gesù prende lo stesso Pietro, insieme ad altri due discepoli, e li porta su un monte. E lì si trasforma in qualcosa di straordinario, mentre appaiono a parlare con lui Mosè (la legge ebraica) ed Elia (i profeti). E una voce: «Questi è il mio figlio amato: ascoltatelo».
L'episodio è importante perché arriva quasi come consolazione e conforto di fronte all'impressione dei discepoli di non capire il loro maestro. La voce dal cielo, peraltro, non spiega tantissimo, non offre prove o chiarimenti. Ma dice di guardare a Gesù, di fidarsi di lui, di seguirlo.
Può darsi che non capiamo tutto, ma abbiamo un esempio, che non è un modello da studiare, ma una persona da cogliere e imitare. Può darsi che ci sia da aspettare che le cose maturino («Chiese loro di non raccontare se non dopo la risurrezione. E si chiedevano che cosa volesse dire risorgere»), ma l'invito è a fidarsi, seguire, ascoltare. "Cammina dietro a me, dove andremo, se non lo capisci, lo vedrai. Ma non sarai solo".
II Domenica di Quaresima B ⇒Leggi il vangelo secondo Marco: 9,1-9