A volte è interessante provare a immaginarci di essere al posto di Gesù, che cosa avremmo fatto noi… Ad esempio, dopo la risurrezione... Compariamo davanti ai discepoli e…?
Probabilmente li avremmo sgridati per essere fuggiti. Ma poi, forse, pieni della consapevolezza della nostra vittoria sulla morte, che non aveva più potere su di noi, saremmo partiti alla conquista del mondo? Conquista non violenta, si intende, ma ormai senza paura, senza dubbi, nella piena certezza, da dominatori della vita. Gesù si comporta, ancora una volta, in modo imprevedibile. Manda i discepoli. Quelli stessi che non lo avevano capito, che erano fuggiti, che si erano rifugiati nel cenacolo anche dopo l’annuncio della risurrezione, quelli che non credono. Verrebbe quasi da dirgli: «Signore, quelli non vanno bene!». Ma se guardassimo a noi, ci sentiremmo altrettanto incapaci. Eppure quella parola di Gesù è anche per noi.
Perché Gesù non è un conquistatore, gli interessano le persone, le relazioni, l’amicizia, la fiducia reciproca. E l’unico modo per vivere la fiducia è dare fiducia. E Gesù la offre a noi, come l’ha donata ai discepoli. Non parte lui ad annunciare, manda loro. Che siano ancora inadeguati lo dimostra anche Tommaso. Ma anche lui Gesù manda. Perché non cerca annunciatori infallibili, convincenti, straordinari, bensì persone normali, con i loro dubbi e paure. Come noi. E di noi si fida: «Pensaci tu, so che lo farai bene!».
II Domenica di Pasqua C ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni 20,19-31