Per una volta, non concentriamoci su un testo in particolare, ma sul fatto. Gesù risorge dai morti. Significa diverse cose. Intanto gli uomini hanno finito di parlare, sigillando il sepolcro.
Da quell'istante può parlare ormai soltanto Dio. E la parola che si sente è di vita. Dio vuole la vita. Non è scontato, non era così, in tante tradizioni umane. Poi, significa che Gesù aveva ragione. Che sia lui a riprendersi la vita in mano, come dicono alcuni testi, o il Padre a risuscitarlo, indica comunque che sono confermate come vere le sue pretese. Gesù aveva insistito sul fatto che Dio Padre vuole il bene, la vita, che si mostra in un essere umano, che un uomo può essere Dio da quando è un neonato indifeso a quando muore in croce. E la risurrezione conferma che quelle pretese, apparentemente folli, erano fondate. Dio non vuole separazione tra sé e l'umanità, ma vivere in armonia e amicizia.
E poi, quando Gesù si mostra, non è un fantasma ma mostra i segni della croce, e si reca non dal sinedrio ma dai suoi amici. Ossia ci dice, in un momento solo, che a risorgere è la persona autentica, non un suo clone ideale, con la sua storia, le sue sofferenze e soprattutto le sue relazioni.
E ancora, dice che il modo divino di superare i problemi, dalla morte in giù, non è sfuggendoli, ma attraversandoli.
E questo è promesso, come esito, a tutti gli esseri umani. E diventa una rassicurazione che gli elementi più importanti della nostra vita (soprattutto le relazioni) non moriranno per sempre, e uno stimolo per vivere ogni aspetto della nostra storia allo stesso modo: ciò che facciamo, ci viene promesso, non si perderà.
Domenica di Risurrezione anno B ⇒Leggi il Vangelo secondo Giovanni 20,1-9