“Vangelo” era una parola nota, nel mondo a cui Marco scrive. Era la “bella notizia”, proclamata in piazza da un araldo, secondo la quale era salito al trono un altro re che quindi bandiva il condono di tutti i debiti.
Come anche la liberazione dei prigionieri in carcere (dove si finiva quasi solo per debiti) e banchetti gratuiti. Insomma, era davvero una notizia bella che allargava il cuore. Ma di certo qui non si parla di re e di banchetti gratuiti. Piuttosto, dopo quaranta giorni nel deserto a essere tentato, Gesù annuncia che “il tempo è maturato”, è arrivata l’occasione giusta, che non poteva essere accelerata ma che finalmente è qui. E questa occasione è che si è avvicinato “il regno di Dio”, ossia Dio che fa finalmente quello che aveva intenzione di fare. E Dio, appunto, si è avvicinato, si è mosso lui, non ha aspettato che lo comprassimo, che faticassimo a raggiungerlo, che ci arrivassimo a forza di digiuni e penitenze.
Digiuni e penitenze, al limite, possono servire a noi, per aiutarci a concentrarci su ciò che davvero conta, per migliorarci (anche Gesù è passato dalle tentazioni). Ma, intanto, Dio si è mosso per primo, e pur rispettando la nostra libertà (non entra conquistando, ma sta vicino), vuole incontrarci.
Ecco la bella notizia a cui può essere faticoso credere, a meno che cambiamo modo di ragionare (“ci convertiamo”) e scopriamo che Dio non è un giudice da convincere della nostra innocenza, ma un innamorato da accogliere per vivere meglio.
I Domenica di Quaresima B ⇒Rileggere il vangelo secondo Marco, 1,12-15