«Se solo avessi ancora per qualche ora mio padre... vorrei dirgli, chiedergli ancora delle cose». Può essere il genitore, un amico scomparso, quella persona ormai lontana geograficamente o umanamente...
In fondo, a deprimerci maggiormente anche della prospettiva della morte non sono tanto le esperienze che non riusciremo più a fare, ma le relazioni che continuamente ci toglie, già da ora. Non è diverso dall'esperienza che i discepoli possono aver fatto con Gesù, tanto che risurrezione ed ascensione, addirittura, avrebbero potuto essere vissute come una separazione, un lutto. Come restare in rapporto con colui che ora non muore più?
Ecco perché è preziosa la promessa che Gesù fa dello Spirito Santo: non serve a completare una riflessione filosofica (cosa che a volte la Trinità diventerà, nella riflessione cristiana), ma a garantire una presenza: Dio c'è, è qui con noi. A volte difficile da ascoltare, come lo sono anche le persone con le quali viviamo, ma presenza autentica e in dialogo. E nella lettura della sua Parola, nella comunità che si incontra nel suo nome, nei sacramenti, possiamo continuare a incontrarlo e dialogare.
Domenica di Pentecoste B ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni 15,26-27; 16,12-15