Tra le molte osservazioni preziose che si potrebbero condividere riguardo al racconto dell'ultima cena di Gesù offerto dai vangeli, Giovanni ci aiuta a coglierne un'altra importante, nel dialogo tra Gesù e Pietro.
Il capo degli apostoli, comprensibilmente, non vorrebbe lasciare che il suo maestro gli lavi i piedi, servizio che la legge ebraica riteneva tanto umile da vietare di chiederlo agli schiavi, per non mortificarli.
Ma la risposta di Gesù è spiazzante, in quanto lo invita semplicemente a fidarsi, ad accettare con umiltà un servizio umile, ad accogliere di non essere colui che tiene le carte in mano. E questo perché altrimenti non farà parte di lui.
Anche in questi particolari il vangelo ci insegna qualcosa su Dio, e in fondo su di noi. Noi pensiamo di essere chiamati a fare, a conquistarci la benevolenza divina, a essere all'altezza. Dio, invece, vuole solo essere in relazione con noi, anzi, sogna quella relazione tanto intima che c'è tra amanti, che vorrebbero essere uno parte dell'altro.
Come nelle relazioni personali più profonde, noi spesso pensiamo di dovercele guadagnare o costruire, salvo scoprire che dobbiamo semplicemente lasciarci amare. Perché per Dio non importa che cosa facciamo, ma la relazione con noi.
Giovedì santo, anno B ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni 13,1-15