Una coppia che da molti anni viva insieme, abbia imparato ad accogliersi e perdonarsi ogni giorno, abbia affinato modi per incastrare al meglio le proprie diverse personalità, corre un rischio.
Quello di dare per scontato il motivo per cui vive insieme. E, come per la nostra stessa vita, ciò che si dà per scontato rischiamo di non notarlo più. Ripetersi i motivi fondamentali è allora opportuno, sano, addirittura salvifico. Lo fa anche Gesù. «Dio ha amato il mondo, Dio non ha mandato il Figlio per giudicare il mondo, ma perché si salvi». Quel principio primo, quell'origine di tutto che possiamo intuire, immaginare, sognare, è buono, ci ama. Siamo desiderati dall'incontro con chi non vuole giudicarci, ma farci vivere.
E a che punto arrivi quell'amore per ognuno di noi, anche Giovanni lo indica sinteticamente, al volo, con una formula che rischiamo di non notare. «Tanto da dare il suo Figlio unigenito». Sappiamo che l'umanità è in grado di sacrificarsi per chi ama; possiamo anche chiederci se ne saremmo capaci noi, ma lo abbiamo visto fare da molti. Dio però si distingue perché non si limita a dare la propria vita, ma la vita di chi ama, di un figlio, e per giunta unico.
Mettere a disposizione la vita di chi si ama apre all'umanità un abisso. Non ne siamo capaci. È oltre le nostre possibilità. Infatti, è ciò che fa Dio con noi, per noi.
IV Domenica di Quaresima B ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni, 3,14-21