Chissà se quello che Luca ci racconta sul Battista è vero, o se invece è più una sua costruzione, una sua fantasia, un sognare l’uomo perfetto. Perché quasi sembra che il Battista sia migliore di Gesù.
È un rivoluzionario, uno che si presenta come un riformatore radicale (vive nel deserto, veste di pelli, si nutre di locuste e miele selvatico) ma, insieme, non chiede che chi va a lui rivoluzioni la propria vita: ai pubblicani e ai soldati (entrambi collaboratori con i romani) chiede semplicemente di non esagerare, di accontentarsi del proprio stipendio...
E poi, mentre intorno a lui molti, comprensibilmente, lo esaltavano e lo trattavano da idolo, come facciamo anche noi oggi con molte persone che ammiriamo, si limita a dire che idolo, lui, non può esserlo. Che verrà un altro migliore di lui. Che questo altro battezzerà «in Spirito Santo e fuoco»: il Battista capiva che cosa volessero dire queste parole, oppure si limitava ad usarle per suggerire che non comprendeva neppure lui che cosa sarebbe successo?
Spesso noi oscilliamo tra l’impressione di non valere niente e quella di voler riformare il mondo. Il Battista sarà detto da Gesù «il più grande fra i nati da donna» (Lc 7,28), ma sa di non poter essere lui a fare o a intuire tutto. Spiega di non conoscere il quadro completo, ma sa che la parte affidata a lui è solo sua, e la dipinge con cura e passione.
Forse preparare il Natale è anche questo: vivere fino in fondo dentro alle nostre situazioni, senza illuderci che saremo noi a trasformare il mondo, ma sapendo che senza di noi non ci sarà alcuna trasformazione.
III Domenica di Avvento ⇒C si può leggere il vangelo secondo Luca 3,10-18