È probabilmente uno dei detti più diffuso, in forme diverse, nelle diverse lingue e culture: diffidare è meglio. Probabilmente è questo che chi ha scritto il terzo capitolo della Genesi aveva in mente.
Più che a disubbidire a Dio, il serpente invita a diffidare di lui (e di conseguenza Adamo ed Eva inizieranno a diffidare anche l’uno dell’altra...).
Ci sembra sempre il segno dell’essere adulti: i bambini si fidano di tutto e di tutti, gli adulti no. Ci si dimentica che il segno dell’essere adulto non è il diffidare a prescindere, ma il sapere che la realtà e le persone possono essere inaffidabili, e bisogna decidere di chi e di che cosa fidarsi. Con una fiducia che è meno totale di quella del bambino, ma più profonda, perché meditata e voluta.
«Beata colei che ha creduto». Non è scontato fidarsi, crederci. Si passa per creduloni, per stupidi. Eppure anche i ragazzi sanno che le esperienze più belle della vita passano dalla fiducia, concessa o meritata.
Arrivare al Natale comporta anche passare da qui, dal «beata/o perché ti sei fidata/o» di ciò che meritava fiducia. Meglio, allora, non sarà non fidarsi, ma capire di che cosa è bello e buono fidarsi...
IV Domenica di Avvento C ⇒Si può leggere il vangelo secondo Luca 1,39-45