Il rito è antico. Il senso di colpa e il desiderio di placarlo facendoci del male, probabilmente ancora di più. Ma dietro al digiuno, dietro alle ceneri, può stare altro. Ci può essere il bisogno di mostrarci:
egoismo esibizionista ma anche, più interiormente, desiderio di testimonianza, di attestazione per altri. Il vangelo, su questo, è netto: non serve a nulla.
Ci può essere il tentativo di mortificarsi per mostrarsi pentiti dei nostri atteggiamenti, pensieri, azioni. Anche in questa direzione non sembra che possiamo trovare sostegno: mai Gesù chiede pentimento o mortificazione come condizione per incontrarlo.
Il vangelo ci suggerisce invece che l’unico interessato al nostro digiuno, semmai, è il Padre. Non per castigarci o umiliarci, ma per scoprire che non di solo pane viviamo, che i nostri desideri possono essere buoni ma rischiano anche di diventare nostri padroni e signori. Mentre uno solo è il Signore che ci può far vivere bene.
Ecco il digiuno che Dio vuole: tornare alla relazione, e alla relazione con lui. Saper mettere in secondo piano tutto il resto. Perché fuori dalle relazioni, e dalla relazione con Dio, nulla ci può dare la vita.
Mercoledì delle Ceneri, anno C ⇒Si potrebbe rileggere il vangelo secondo Matteo, 6,1-6.16-18