L’Avvento si apre con l’invito a fare attenzione, a sorvegliare. Le immagini sembrano fonte di ansia, preoccupanti: è come quando un ladro arriva di notte, è come quando piombò il diluvio sull’umanità.
Ci verrebbe da dire che è inquietante che Gesù annunci in questo modo la venuta del “Figlio dell’uomo”. Ma poi possiamo guardare con più attenzione. “Figlio dell’uomo” è il modo con cui spesso Gesù allude a se stesso. Era una formula che la chiesa non userà più, forse perché faticava a capirla, che risale probabilmente davvero a Gesù stesso. Veniva dai profeti Ezechiele e Daniele (che non la usano allo stesso modo, peraltro): probabilmente Gesù la usava per dire che si pensava pienamente uomo, pienezza dell’umanità. A riflettere, è anche abbastanza strano che Gesù dica che possa arrivare, di nascosto e imprevisto, quel “figlio dell’uomo” che di solito è lui stesso, che sta parlando.
È possibile allora che stia invitando ad un’attesa diversa, quella proprio dell’umanità vera, di una pienezza di essere umano che si dà nel mondo, visibile, concreta, ma a rischio di passare inosservata. All’inizio dell’Avvento, le parole di Gesù sembrano dirci che in mezzo a noi si presenta l’umanità autentica e profonda, ma dobbiamo restare vigili per vederla, per accorgercene. Altrimenti, resteremo derubati o alluvionati. Ma se facciamo attenzione, la potremo cogliere e ne gioiremo.
I Domenica di Avvento A ⇒Leggi il Vangelo secondo Matteo 24,37-44