L’essere umano non è fatto per vivere da solo. Ma è umano che, costruito un gruppo, lo si voglia difendere scacciando quelli di fuori. Le discriminazioni, il razzismo, le esclusioni, sono fenomeno umano.
Fenomeo molto “terra terra” ma tipico dell’uomo. Ed è umano che diventino escludenti soprattutto i movimenti spirituali, quelli in cui le differenze tra “quelli di dentro” e “quelli di fuori” sono meno visibili. Ebbene, tutta la vicenda di Gesù narrata nei vangeli va proprio in un’altra direzione, di una umanità più piena, accogliente, inclusiva. Lo si vede anche nel racconto in cui nel vangelo di Matteo si mostra al mondo il bimbo appena nato.
Gesù nasce a Betlemme, che era stata la città del re Davide. Eppure di Betlemme non si ricorda la nobiltà antica, bensì il fatto che, in precedenza e dopo, era stata una città minore, marginale. Certo, quello di Gesù è il Dio degli ultimi, degli umili, tutto sembra coerente.
Vengono però dall’oriente dei magi, persone nobili, solenni, importanti. Si può immaginare che si rivolgano innanzi tutto al re, e infatti è proprio ciò che fanno. Ma il re non riesce a trovare il suo suddito. Fossimo in una favola, potremmo pensare che davvero Gesù si faccia trovare solo dagli emarginati, dai pastori, da chi non ha niente. Non a caso è nato a Betlemme. E invece no. I magi lo trovano, perché non importa dove si sia nati, in che famiglia o con quali panni sia stati rivestiti appena nati. Conta la disponibilità del momento. Sono ricchi, potenti e stranieri; ma vengono umilmente per onorare e donare, e trovano ciò che cercano, come i pastori. Non si escludono né i poveri, né i ricchi.
Erode, però, che cerca con la forza e per opprimere, non trova ciò che cerca.
Solennità dell’Epifania del Signore ⇒Si potrebbe rileggere il vangelo secondo Matteo, 2,1-12