Il vangelo di Matteo ci presenta un Gesù apparentemente “certificato” nel battesimo di Giovanni, con una voce dal cielo che lo ha indicato come riferimento per conoscere Dio. Tutto chiaro?
Tutto deciso? Tutto definitivo? Non si direbbe, e d’altronde sarebbe un uomo ben diverso da noi, che anche quando abbiamo deciso il nostro orientamento, dopo che diciamo di aver capito, siamo spesso scossi non solo dalla pigrizia, ma anche, e più profondamente e seriamente, dal dubbio di aver sbagliato, di star sbagliando. Almeno Gesù si è evitato questo tormento? Decisamente no. Due delle tre tentazioni a cui è sottoposto, infatti, si concentrano proprio su quello: «Se tu sei figlio di Dio...».
Noi spesso intuiamo qualcosa di noi, come lo ha fatto Gesù, e capiamo che per rendere vera questa possibilità, questa chiamata, dobbiamo faticare, impegnarci, costruire. Ecco che però possiamo sentire una voce che ci dice: "Ma davvero? Che garanzie hai? Se davvero le cose stanno così... avresti bisogno di una conferma".
Anche Gesù c'è passato. Anche lui ha dubitato di sé, della propria chiamata, della propria natura. Ha sperato di avere qualche prova concreta. Ma ha trattato questa speranza come una tentazione a cui resistere, in nome della fiducia nel Padre.
L'alternativa alla tentazione, infatti, non è il restare rigidi e inflessibili sulle proprie posizioni, ma il fidarsi di una parola promettente, che non potrà mai essere verificata fino in fondo ma che chiede di abbandonarsi al suo abbraccio. Non è facile, ma è quanto di più umano ci sia, è la realizzazione più profonda dell’umanità autentica: fidarsi ed essere affidabili. C'è passato anche Gesù, che ci sa capire nei nostri dubbi e nelle nostre fatiche. E, insieme, ci indica quella come l’unica strada autenticamente umana.
Prima Domenica di Quaresima, anno A ⇒Leggi il Vangelo secondo Matteo, 4,1-11