Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Ci sarà posto? La formula, evidentemente, è una battuta. Eppure, come le battute meglio riuscite, dice qualcosa di noi, dei nostri dilemmi più seri e profondi.
Trovare una meta, un luogo bello in cui riposare, ma in cui ci sentiamo di troppo, in cui non c’è posto per noi, ci fa sentire degli esclusi, dei reietti, degli emarginati. Peggio che non avere riposo, è la percezione che quel riposo ci sarebbe, ma non è per noi.
Gesù non insiste a dire che saremo ricompensati della nostra fatica, fede o preghiera. Va molto più in profondità. “C’è un posto, ed è per te, ti aspetta”. E un’affermazione del genere non la può dire un gestore di alberghi, ma un amante: “Per te un posto c’è sempre”.
È quello che dice il Padre di Gesù: “Ti aspetto, ti voglio, sei importante per me”. E questo, come sempre, ci rende possibile osare, progettare, fare, consapevoli che ciò che faremo sarà importante perché per qualcuno comunque siamo importanti: «Compirà le opere che io compio e ne compirà più importanti di queste», perché sa che per me è importante e un posto preparato lo ha sempre a disposizione per sé.
Siamo aspettati, desiderati, siamo importanti.
V Domenica di Pasqua A ⇒Leggi il vangelo secondo Giovanni 14,1-12