Tutti noi cerchiamo autenticità. Siamo stanchi di finzioni e cortesie di facciata. Ma poi, tante volte, finiamo con il rifugiarci nelle regole, in ciò che è consolidato.
Nel “si è sempre fatto così”, nel “il mio dovere è solo questo”. Ci dà sicurezza. Perché ci sentiamo più protetti, più sicuri, in grado di assicurarci che siamo a posto, che non dobbiamo rimproverarci niente. Eppure, è un tradimento della nostra realtà più profonda, che cerca invece cose vere, autentiche, vissute e desiderate. Anche scomode o sorprendenti, magari, ma che ci facciano vivere davvero.
A questo ci richiama Gesù: all’inizio dell’avvento non ci invita a convertirci, o a fare penitenza, o a stravolgere la nostra vita. Ci invita a stare svegli. A fare attenzione. Perché non sappiamo a che ora arriverà il padrone, non sappiamo da dove o come ritornerà a visitarci.
Non è un appello all’ansia. Piuttosto, a cogliere tutti i luoghi, i tempi, gli incontri in cui potremo riscoprire in profondità la nostra vita autentica. Oggi potrà essere il vicino che non salutiamo mai, un incontro inaspettato, un momento di bellezza che ci potrebbe trovare distratti, una persona da aiutare che non vedremmo sorridere se restiamo concentrati nei nostri pensieri.
“Stai sveglio, perché potrei essere pronto a incontrarti e a farti vivere la tua vita autentica. Ma devi essere preparato ad accorgertene”.
I Domenica di Avvento B ⇒Leggi il vangelo secondo Marco 13,33-37